Il Museo

IL MUSEO

Uno spazio di studio e di approfondimento sulla città di Cividale

Quando Michele conte della Torre e Valsassina concepì l’idea di un museo che raccogliesse tutto quello che egli stesso stava portando in luce a Cividale e nel suo agro, grazie al finanziamento dell’imperatore Francesco I d’Asburgo, pensava ad un luogo che sarebbe diventato importante per la cittadinanza e, allo stesso tempo, un punto di riferimento per tutti gli studiosi che si occupavano di antichità.

Il Museo, nato con Imperial Regio Decreto nel 1817, fu proprio questo: non solo un collettore di reperti archeologici, ma prima di tutto uno spazio di studio e di approfondimento sulla città di Cividale, di cui il canonico della Torre intuì le grandi potenzialità e alla quale dedicò una buona parte della propria vita.

Uomo colto, attento, metodico, figlio della sua epoca per quanto riguarda formazione ed interessi, ma allo stesso tempo fuori dal coro e soprattutto straordinariamente visionario, poiché riuscì a immaginare un vero e proprio istituto di ricerca sullo sfondo di una cultura ottocentesca di tipo antiquario.

In quasi dieci anni di campagne di scavo (1817-1826), condotte ininterrottamente nelle aree esterne alla città, furono individuate quelle che poi si sarebbero rivelate grandi aree cimiteriali utilizzate dai Longobardi, talora riutilizzando sepolcreti delle popolazioni locali germaniche. Tra queste il sepolcreto di “Cella”, scoperto tra il 1820 e il 1821, che peraltro costituisce la prima necropoli longobarda scavata in Italia.

Fu in quegli anni che si indagarono anche molti spazi interni alle mura, ovvero giardini, orti, strade e ogni luogo in cui era possibile realizzare un sondaggio. Michele della Torre redasse una mappa della città annotando rinvenimenti, avanzando ipotesi e formulando teorie, nella convinzione che questa città dovesse essere proprio la Forum Iulii di cui parlavano le fonti. E ancora oggi, quelle informazioni sono una base importante per gli studi archeologici dell’evoluzione urbana di Cividale, le cui conoscenze sono state implementate soprattutto negli ultimi quindici anni.

Il Museo Archeologico Nazionale di Cividale è un museo indissolubilmente legato al suo territorio e oggi, a duecento anni dalla sua fondazione, la vera sfida è quella di restituire l’immagine autentica e affascinante della storia di questa istituzione, raccontando le scoperte avvenute nella città e nel suo agro e le significative tappe dell’evoluzione urbana, con particolare attenzione alle trasformazioni avvenute tra l’età tardoromana e l’altomedievo.

Ed è proprio in questa fase che Forum Iulii acquisì un importante peso nel sistema difensivo dell’arco alpino nord orientale, tanto da essere poi scelta come sede del primo dei trentacinque ducati del Regno Longobardo in Italia. Il museo si racconta attraverso la bellezza degli apparati musivi delle domus di età romana, la suggestione degli arredi scultorei di edifici scomparsi di epoca tardoantica e altomedievale e si rispecchia nell’unicità delle collezioni longobarde.

Attuale sede del Museo è il Palazzo dei Provveditori Veneti, costruito nel tardo XVI secolo su progetto di Andrea Palladio nelle cui sale si snoda la narrazione museale. Al piano terra la sezione lapidaria con reperti databili dall’età romana al periodo rinascimentale permette al visitatore di seguire la storia della città dal municipium di Forum Iulii, alla Civitas Austriae degli splendori patriarcali fino alla dominazione veneziana.

Al piano nobile trova ampio respiro la civiltà dei Longobardi, con splendide testimonianze materiali rinvenute nelle ricche necropoli cividalesi ed in altre località del Ducato del Friuli, che fanno del Museo un punto di riferimento tra quelli dedicati all’altomedioevo. Le collezioni longobarde offrono un panorama eccezionale per numero di tombe (ben oltre 500), di cui la scelta espositiva è uno straordinario spaccato.

Una rara concentrazione di corredi tradizionali germanici relativi a uomini in armi dotati di spatha, scramasax, con relative cinture per la sospensione, lancia, frecce e scudo, più raramente un’ascia da combattimento; corredi femminili con parures complete di fibule, ciondoli-amuleto in cristallo di rocca, collane in pasta vitrea. Ad oggi sono cinque le necropoli di età longobarda individuate nella fascia periurbana, tradizionalmente conosciute con la denominazione di luoghi ad esse prossimi: Cella/San Giovanni, San Mauro, Gallo, Santo Stefano, Piazza della Resistenza. Tra i reperti di grande pregio la sepoltura privilegiata di “Gisulfo”, unica tra le sepolture “principesche” che sia pervenuta integra in Italia, ma anche la splendida collezione di aurei longobardi della Fondazione FRIULI, seconda solo a quella del British Museum.

Il Museo Archeologico Nazionale di Cividale costituisce anche un punto di raccordo tra archeologia e fonti storiche. L’eccezionalità di un inestimabile patrimonio di fonti documentarie, raccolte da Alvise Zorzi nel secondo Ottocento, perfezionò la visione di un Museo organico che conservasse la memoria del Patriarcato di Aquileia, divenuto dall’altomedioevo il cuore dell’Europa.

Nei sotterranei si conservano i resti del Palazzo dei Patriarchi, raso al suolo per la costruzione del Palazzo dei Provveditori Veneti, affermazione visibile e concreta del nuovo potere eretto sulle macerie del complesso patriarcale, un’articolazione molto estesa di edifici (occupava l’intero isolato di Piazza del Duomo) legato all’attigua basilica di Santa Maria Assunta. Di quest’ultimo resta un labirinto di strutture che si sovrappongono per millecinquecento anni, vero e proprio palinsesto dell’evoluzione urbana di Cividale, attualmente oggetto di un intervento di valorizzazione multimediale che permetterà un’immersione suggestiva nei sotterranei della storia.